“Cu nesci arrinesci”, dicevano i nonni. Due ragazzi agrigentini li hanno ascoltati, così la Virtus Bologna ha iniziato la preparazione con i due migliori talenti isolani sulla piazza. Sono il play Matteo Imbrò e la guardia Marco Portannese: brillante e concreto il primo, gioca da veterano a 20 anni la sua terza stagione in A1 e lo scorso anno è stato capitano; il secondo ha carisma e tenacia, da gran difensore e tiratore si è conquistato la chiamata dall’élite del basket a 25 anni.

«La preparazione va bene – esordisce Marco –, stiamo iniziando a conoscerci. Vogliamo dare un contributo alla squadra per raggiungere il miglior risultato possibile, ancora non sappiamo le potenzialità che abbiamo». «Dopo l’infortunio – prosegue Matteo, che ha perso metà della scorsa stagione – sta andando molto meglio, mi sto riprendendo, fra un po’ ricomincerò con il gruppo. Penso che sarò il cambio del play, ma non ho parlato con il coach».

Proprio il coach, Giorgio Valli, ha un legame forte con l’Isola: a Ragusa ebbe la prima esperienza in Legadue. Si ritrova ora una squadra da scoprire, tra statunitensi da lanciare (la guardia Allan Ray è il più esperto), e giovani promettenti. Tra cui, appunto, Portannese e Imbrò.

«Con l’Orlandina – racconta il primo – ho accumulato molta esperienza, sono stato tanto in campo, ho avuto la possibilità di sbagliare e di crescere. Sono stati due anni bellissimi sul campo e fuori. Si è chiuso un ciclo, ora voglio iniziarne un altro qui». Imbrò è al quarto anno a Bologna, il terzo da virtussino: «Mi trovo bene sia con la città che con la società e i tifosi: non potevo chiedere di meglio».

Entrambi con esperienze in Nazionale (Imbrò è stato medaglia d’oro agli Europei U-20, Portannese ha fatto la trafila fino alla sperimentale), potrebbero sperare nella chiamata del ct Pianigiani? «In Nazionale – afferma Imbrò – ci sono tanti giovani che fanno i raduni, ne visionano spesso di nuovi per creare un nuovo gruppo e per fare meglio nel futuro». «La Nazionale – prosegue Portannese – tiene le porte aperte per tutti. Ora come ora è difficile, ma mai dire mai».

Per entrambi sarà una stagione cruciale per il futuro: «Devo dimostrare di poter rimanere qui – parola di Marco –. Dopo tanti anni di B1 e A2, arrivare in A1, riuscire a stare in campo e conquistare minuti è l’aspetto più importante, mi gratifica di più». «Ho una piccola esperienza – anche Matteo frena – che ho conquistato tramite questi anni in Serie A, ma devo conquistarmi il mio posto sia qui che in Nazionale. Spero di rientrare in azzurro, mi impegnerò affinché mi possano convocare e giocare le partite importanti».

Non dimenticano però casa: «Con quattro squadre tra A1 e A2, il movimento cresce», dicono in coro. E anche loro possono contribuire alla crescita, come esempio di talenti giunti al top in Italia, in attesa del 1º febbraio 2015, quando scenderanno da avversari in Sicilia, al PalaFantozzi di Capo d’Orlando.

da La Sicilia, p. 38