PEO-048. Chi è appassionato di film thriller-horror sugli zombi e sui contagi globali starà ancora pensando: “Ma mica è il Virus T!” Eppure, da quasi un mese, la nostra vita non è più la stessa: il covid-19 da “virus dell’influenza” è diventato uno spettro che drammaticamente accompagna le nostre giornate. Oltre ad aver annullato i dubbi su “dove andare stasera” o “cosa visitare nel weekend”, ha anche azzerato l’attività sportiva. La recente ordinanza della Regione Sicilia ha inasprito il decreto del premier Conte: nemmeno da soli, all’aperto, si può andare a correre.

Le conseguenze sono evidenti. Per gli atleti professionisti gli allenamenti continuano a casa: tutti gli allenatori si sono attrezzati per dare un piano individuale a ognuno di loro. Per gli altri, si passa dai tutorial di youtube alle dirette sui social network. Non bisogna fermarsi, se no riprendere diventerà impossibile. Qualsiasi obiettivo sportivo è passato in secondo piano, financo la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo. Tutti aspettavano la vetrina a cinque cerchi: pensiamo ai grandi della nostra scherma, Fiamingo e i fratelli Garozzo in primis, ma anche i palermitani Myriam Sylla con la pallavolo e Osama Zoghlami con l’altetica. Ma come già successo nel 1940 (curiosamente, la sede scelta era proprio la capitale nipponica) e nel 1944 l’appuntamento probabilmente salterà.

Mentre ancora scriviamo, il Cio sta riflettendo sul da farsi: «Dire oggi che si faranno le Olimpiadi è una previsione favolistica» prevedeva il presidente della FederBasket Giovanni Petrucci il 20 marzo. Tutte le federazioni internazionali ci stanno pensando, con l’Uefa che ha anticipato tutti rinviando l’Europeo al 2021. Quelle nazionali sono nel dilemma di rischiare di far fallire il proprio movimento o rimandare tutto a settembre.

Il problema grave è il lato economico della vicenda: come si pagano gli stipendi? Gli sponsor potranno onorare gli impegni presi? E gli imprenditori che hanno speso milioni (o anche semplicemente migliaia) di euro saranno contenti di veder sfumare il loro investimento senza nemmeno ottenere un risultato per poter dire “ho avuto successo” o “ho fallito”? Una delle prime federazioni che hanno deciso di chiudere tutto per la stagione 2019-’20 è la Fipic, che si occupa di basket in carrozzina: forse è una decisione un po’ prematura, ma si è resa necessaria. «Ritengo che per le nostre società – ha affermato il presidente Ferdinando Zappile – sia diventato impossibile sostenere i costi di un campionato che si prolunghi fino ai mesi di giugno o luglio e le spese per trattenere gli atleti fuori sede fino ad allora. Mai scelta fu più difficile».

Appunto per questo sorge un’altra domanda: quando si tornerà in campo chi gareggerà? Moltissimi dei professionisti sono già tornati a casa propria, chi all’estero, chi in Italia. Due esempi emblematici vengono dal basket minore: Adrano, che ha lasciato andare Abdul, Ampomah e Edwards che costituivano 3/5 dei titolari di coach Bonanno, e la Basket School Messina, che ha perso i “crack” stranieri Warden e Black. In altri casi, tutti sono rimasti fermi in attesa degli sviluppi. In ogni caso, i “locali” saranno sempre a disposizione e da loro potrebbe arrivare la risposta più bella alla fine dell’emergenza. Non ci saranno più scuse: dovranno giocare gli elementi delle giovanili, saranno loro a poter dire “L’abbiamo sconfitto!” portando a termine questa assurda stagione 2019-’20.

Se così non sarà, se si deciderà di rimandare tutto a settembre lasciando non assegnati i titoli nazionali e continentali di ogni categoria, sarà una sconfitta per lo sport, che è un mezzo per la socialità, per la crescita personale e di gruppo, ma è anche competizione e agonismo. Darla vinta al virus sarebbe come cancellare del tutto la nostra vita quotidiana. Che questa quarantena sia invece una parentesi di riflessione, per ripartire presto con la normalità e tornare a vivere davvero.

da Paesi Etnei Oggi, aprile 2020